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Nel numero scorso avevamo parlato dei dissidi presenti all’interno della coalizione di maggioranza e
dei conseguenti “mal di pancia” di cui soffrivano
diversi suoi consiglieri, tanto da sostenere che il sindaco Piero Longo avrebbe avuto bisogno di “un...
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Nel numero scorso avevamo parlato dei dissidi presenti all’interno della coalizione di maggioranza e
dei conseguenti “mal di pancia” di cui soffrivano
diversi suoi consiglieri, tanto da sostenere che il sindaco Piero Longo avrebbe avuto bisogno di “un miracolo” per placarli.
Un miracolo che “non è, però,
in grado di fare”, affermavamo.
E mai previsione fu
più azzeccata se, per sedare le “coliche” interne, è
stato costretto a ricorrere alla pratica del “rimpasto”,
da lui definita “rotazione”.
Una rotazione, guarda
caso, “già prevista” fin dagli inizi del suo insediamento a Palazzo San Domenico.
Così come accadeva
“durante il regime fascista”, in cui “i rimpasti, che la
propaganda ufficiale preferiva chiamare ‘rotazioni’,
avevano una cadenza regolare di due o tre anni, ad
esclusiva discrezione del primo ministro Benito Mussolini” (Wikipedia – Rimpasto).
E nonostante dalla
caduta di quel governo siano passati quasi 68 anni
a Gioia del Colle, sia pure in piccolo, per far fronte
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